lunedì 16 maggio 2011

Il movimento dei "Grillini": il postmoderno spiegato ai bambini

Perché, nonostante abbia impostato la sua campagna politica su temi vicini alla sensibilità progressista, mi disturba l'ascesa del Movimento 5 stelle?
Probabilmente perché mi pare l'ennesimo sintomo della politica postmoderna del berlusconismo. D'accordo, un sintomo contrario, una reazione allo stesso Berlusconi, ma fondamentalmente un pensiero di sganciamento ulteriore dalla politica che dovrebbe governare: quella delle idee di grande respiro, quella dei programmi, quella delle ideologie oserei dire (se questa parola non avesse assunto ormai un acre odore di decomposizione). Non la politica dei temi parziali, quella che dice: destra e sinistra sono la stessa cosa.
Rossi e neri non sono la stessa cosa! Cosa siamo - per citare Moretti - in un film di Alberto Sordi?
Ecco: mi pare che Grillo dica, tra le righe: siamo Italiani, siamo tutti uguali, quindi tanto vale occuparsi dei beni comuni piuttosto che del Bene Comune.

Mentre scrivo, alla proiezione del 35%, i grillini prendono il 3,7% a Milano, il 4,7 a Torino, il 6,3 a Trieste, addirittura il 10,5 a Bologna e anche in Puglia (con Ronzino in testa) prenotano scranni di importanza storica. Al di là di come si profileranno i dati definitivi, non si può non tener conto della novità legata all'entrata ufficiale di Grillo nella politica del Paese. Le cinque stelle del suo simbolo rappresentano rispettivamente ambiente, acqua, sviluppo, connettività e trasporti. Temi assolutamente condivisibili. E inoltre vi è un esplicita critica alle destre e al berlusconismo, eppure…
Eppure apprendo con un certo fastidio che queste nuove sacche di elettorato siano passate da un pittoresco movimento di controinformazione a una rappresentanza civica nelle amministrative e magari, tra un anno, alle politiche.
Quella di Grillo mi pare l’espressione di un progressismo qualunquista che non giova alla sinistra, anzi, che in alcune città importanti sta impedendo di vincere al primo turno, mettendo definitivamente in ginocchio i candidati del Premier.

Ho letto con attenzione e ammirazione i postmoderni, la fine delle ideologie, la post-histoire, ecc ecc.
Ci ho dedicato anni di studio e di scrittura, ma oggi non può andare così.
Oggi non si può rinunciare a un engagement politico. Il cettolaqualunquismo è una patologia troppo attuale per farla entrare anche nel DNA della sinistra.

Già da piccolo nutrivo ammirazione per Pinocchio quando schiacciava il Grillo Parlante. Era una naturale idiosincrasia nei confronti dei grilli parlanti, come concetto generale. E oggi non è diverso!
Di populismo ne abbiamo già piene le tasche. Che faccia il comico, Grillo, e non scimmiotti i leghisti, quando zitti zitti, entrarono nella vita politica del Paese.
Non siamo mica in un film di Alberto Sordi!