venerdì 3 giugno 2011

Contro il nucleare. Di nuovo!

Come si potrebbe definire in termini clinici: “coazione a ripetere”? O “sindrome ossessivo-compulsiva”?

Fatto sta che l’Italia è l’unico Paese dove la volontà popolare, per avere valore, dev’essere ridondante, deve ribadire, riaffermare, replicare continuamente!

Stiamo per andare a votare tutti per il SI – voglio augurarmi – ai quattro referendum abrogativi del 12 e 13 giugno, ma la cosa incomprensibile è che gli italiani avevano già espresso il loro dissenso all’atomo.

L' 8 e 9 novembre 1987 si votò in Italia per cinque quesiti referendari: due sulla giustizia e tre sul nucleare. Il testo di questi ultimi era il seguente:

  1. Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti? 
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8)

  2. Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone? 
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge)

  3. Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero? 
(questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l’articolo 1 della legge istitutiva dell’ENEL).

In tutti i casi vinse il SI all’abrogazione con l’80% circa dei voti. Dunque con il referendum abrogativo del 1987 è stato "di fatto" sancito l'abbandono, da parte dell'Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico.

Ora, col decreto legislativo n.31 del 15 febbraio 2010, di fatto il Governo riapre la strada alle centrali nucleari. La cosa più grave, tuttavia, è che non raggiungendo il fatidico quorum del 50% la consultazione verrebbe invalidata e tra una decina d’anni potremmo ammirare le rigorose linee architettoniche di una centrale nucleare proprio sotto casa.

Ecco il nuovo e definitivo quesito che troveremo sulle schede: "Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell'articolo 5 del d.l. 31/03/2011 n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?"

Ora: non che i tre rimanenti referendum (uno sul legittimo impedimento e due sulla privatizzazione dell’acqua) siano meno importanti, ma la storia ci insegna che al transitare dei governi molte cose cambiano. Quello che è meno reversibile, come processo industriale, è invece l’inizio dei lavori per la costruzione di centrali nucleari.

Il 12 e 13 giugno, gli Italiani hanno dunque la possibilità di confermare la voglia di rinnovamento che sta emergendo, forte, nelle ultime settimane e di assicurare il quorum a un fondamentale punto di snodo per il nostro futuro prossimo.

Domenica 12 farà sicuramente già molto caldo, ma per una volta, mettiamo in secondo piano lu sule e lu mare, e dimostriamo di essere responsabili! Potrebbe bastare che ognuno di noi porti due persone a votare.